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Non c'è nulla di irreversibile nel cuore degli uomini e, come nelle inaridite pianure del Serengeti, basta un fulmine per dar fuoco alla savana dell'Africa tropicale e fecondarla, stimolando la crescita di virente vegetazione e così riaprendo il ciclo della nuova vita. C'è qualcosa di junghiano nel lavoro della Filardi: da una problematica sociale, la pandemia da Covid 19, riemerge il Selbst (Sé), la coscienza individuale, cui fa da tramite analitico la figura materna, che, nelle finalità del discorso, non serve a dare sviluppo alla personalità dell'Autrice quanto, piuttosto, ad articolare uno strumentale bisogno dialogico, ma non intimistico. Una cesura sconvolgente è stato il Covid 19 e di portata mondiale sulla quale la meditazione della Filadi, ne sono certo, oltrepasserà il recinto domestico, affatto implicito e solipsistico, per diventare un'utile testimonianza, come altre consimili poste congiunturalmente in essere, eppure iconici di un cruciale passaggio storico-culturale dell'intera umanità.